martedì 17 marzo 2015

    Target panic: si può curare?

    • by DiBlog

    Vi parlo della mia esperienza.

    Diversi anni fa anche io sono caduto nella trappola del target panic e senza nessun tipo di esperienza ho cercato di superarlo provando e riprovando varie cose senza ottenere risultati soddisfacenti e duraturi. Io avevo quel tipo di target panic che non mi permetteva di mettere il pin nel giallo, mi fermavo immobile come una statua nel rosso a sinistra.

     

    All’inizio avevo risolto il problema muovendo la diottra in modo che mirando nel rosso colpivo il giallo, così facendo sono riuscito ad ottenere anche un 591 ai campionati italiani indoor a Rastignano (record per un giorno, il giorno dopo un altro arciere fece 592!).

    In breve tempo però il pin si spostò nel blu e divenne impossibile tirare. Quindi, a malincuore, decisi di mettere a riposo l’arco per un anno pensando che il problema passasse, ma non fu così. Ripreso in mano l’arco un anno dopo e tirata la prima freccia, mi resi conto che il target panic era esattamente come lo avevo lasciato.

     

    La passione per l’arco era troppo forte, così ripresi in mano carta e penna e scrissi di nuovo ai PRO americani che già mi avevano aiutato in passato. Uno solo mi rispose, ma fu di grande aiuto. Mi spiegò come anche lui fosse caduto nel target panic e mi raccontò come avesse risolto il problema che lo aveva attanagliato per diverso tempo.

    Solo chi ha, o ha avuto, il target panic può capire quanto sia drammatico tirare: perdi la gioia e il piacere del tiro. Io sono riuscito a superarlo a fatica, capendo ed interpretando quello che il PRO mi aveva scritto. Nel tempo mi resi conto che non sarebbe stato facile e che se avessi voluto raggiungere l’obbiettivo avrei dovuto impegnarmi a fondo, ma senza l’aiuto di qualcuno il pericolo di perdersi rimaneva dietro l’angolo.

    Ci misi dei mesi ma alla fine superai la mia paura e a tutt’oggi non ho più avuto problemi di target panic. Il passo più importante fu quello di imparare la back tension, ma a quel tempo usavo ancora uno sgancio a indice che non è il più adatto per imparare questa tecnica. Le cose cambiarono notevolmente quando in Italia arrivarono i primi sganci a rotazione, termine che non mi piace ma che uso per far capire di che tipo di sgancio parlo. Ne comprai uno e cominciai da solo a studiarne il funzionamento e impararne l’uso.

    Questa volta però il lavoro fu più semplice: internet era entrato da poco nelle case degli italiani e con l’esperienza che avevo acquisito nella back tension riuscii a “domare” questo sgancio.

     

    Nel tempo ho insegnato a diversi arcieri l’uso della back tension e il metodo per uscire dal target panic, ma non tutti hanno avuto la pazienza e la determinazione di arrivare in fondo al percorso e a tutt’oggi patiscono nel tirare con l’arco.

    Il metodo è semplice ma lungo e noioso da portare avanti e richiede tanta forza di volontà. Nei vari forum ho letto di tutto: devi solo pensare a divertirti; devi usare uno sgancio a rotazione; devi pensare di essere in allenamento; è solo una scusa perché non fai i punti, e chi più ne ha, più ne metta. Tante cose giuste, ma anche, a mio avviso, tante sbagliate.

    Quello che serve è un metodo, avendo chiaro l’obbiettivo che si vuole raggiungere. Naturalmente io conosco un metodo, che è quello insegnatomi dall’arciere statunitense, ma sicuramente ci saranno altri metodi validi.

    Quando dicevo agli arcieri che per risolvere il problema del target panic dovevano smettere di fare gare storcevano il naso, ma il primo passo è quello di capire se siamo disposti e determinati ad intraprendere questo percorso senza sapere quando finirà e se ci sarà un risultato certo.

    Presa questa decisione il secondo passo è proprio quello di abbandonare temporaneamente le gare fino al superamento del target panic, perché altrimenti si vanifica ogni sforzo.

     

    Nel post precedente ho messo in luce come il target panic si manifesti in vari modi e possa presentarsi tanto al tiratore compound che a chi tira con l’olimpico o l’arco nudo. Se pensate di averlo, cercate un istruttore che vi aiuti, provarci da soli può risultare faticoso e finire per farvi perdere l’entusiasmo.

     

    Per chi ne volesse parlare direttamente con Giorgio Poggi, ricordiamo che potrà trovarlo allo 0424 512036 ogni martedì dalle 9.30 alle 12.30

     


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